Al North American International AutoShow
(NAIAS) di Detroit, il presidente del consiglio di sorveglianza della casa
tedesca Volkswagen, Bernard Pischetsrieder, ha annunciato lo studio di
fattibilità economica della trasformazione di cellulosa in etanolo, ed a breve
comunicherà la decisione definitiva. Inoltre ha affermato che la sua società è
fortemente impegnata nel ridurre la dipendenza dai carburanti fossili, cercando
il migliore approccio per sostituire i carburanti tradizionali con i
biocarburanti, l’unico modo per soddisfare l’individuale bisogno di mobilità
delle persone nel lungo periodo. Per fare questo occorrono tecnologie più
complesse rispetto alla trasformazione in bioetanolo degli zuccheri di scarto
come le melasse o amido, in quanto la cellulosa è molto più resistente
all’idrolisi pur essendo un polisaccaride. La VW progetta di far entrare in
funzione un impianto di questo tipo entro il 2008. La joint study è sviluppata
insieme alla Royal Dutch Shell e alla canadese Iogen Corporation. La società
canadese, esperta nella produzione di enzimi biotecnologicamente avanzati, ha
sviluppato un prodotto che fa parte dei così detti biocarburanti di seconda
generazione, prodotti da scarti agricoli, risultato di più di 25 anni di ricerca
e sviluppo. Anche da parte della Shell, la multinazionale anglo-olandese,
leader mondiale nella distribuzione di carburanti, stiamo osservando un forte
interesse nei biocarburanti: sta investendo in nuove tecnologie e in
partnership per diventare il principale fornitore di carburanti di nuova
generazione con l’intenzione di provvedere ad un aumento della coscienza
ambientale e delle prestazioni dei veicoli. Infatti, oltre alla joint venture
con la VW e la Iogen Corporation per la produzione di bioetanolo, ha acquistato
nell’agosto 2005 una partecipazione della Choren Industries di Freiberg, una
società produttrice di biocarburanti, che costruirà un impianto sperimentale di
SunDiesel (diesel sintetico ottenuto tramite una tecnica che permette di sfruttare
scarti agricoli, come paglia e legno) da 15.000 t/anno entro il 2005. Questo
prodotto è stato provato con successo dalla Daimler-Chrysler e dalla Volkswagen
e in breve tempo sarà immesso sul mercato.
In Gran
Bretagna la Green Spirit Fuels è stata autorizzata a costruire un impianto per
la produzione di biocarburante dal grano, nell’ambito del progetto
biocarburanti varato dall’amministrazione del Somerset, una regione inglese in
cui l’agricoltura è fortemente presente. La
costruzione dell’impianto che sarà in grado di produrre 100.000 t/anno di
etanolo inizierà quest’anno, mentre la produzione inizierà nel 2007 (Hi-tech
ambiente, marzo 2006). In Brasile stiamo osservando al ritorno al massiccio
utilizzo di etanolo come combustibile. Infatti in questo paese, negli anni ’70
a causa della crisi petrolifera, era stato fortemente sviluppato l’utilizzo di
etanolo al posto della benzina tradizionale. L’etanolo veniva prodotto per
fermentazione dalla canna da zucchero, pianta coltivata in gran quantità in
Brasile. Tuttavia negli anni ’90, il petrolio era tornato ad essere il
principale combustibile, anche se tutta la benzina messa in commercio aveva
ancora un contenuto in etanolo pari al 20% (chiamata gasolina). Oggi con lo
sviluppo di nuovi motori e con il nuovo aumento dei prezzi del petrolio,
l’etanolo è tornato ad essere molto competitivo e la vendita di auto
funzionanti con la tecnologia Flex Fuel (tecnologia sviluppata da Magneti
Marelli e Fiat: motori in grado di funzionare con qualsiasi miscela etanolo/benzina)
lo dimostrano (Collina, 2006).
G.N.
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