In questo post proverò a riassumere brevemente lo stato
dell'arte sulle energie rinnovabili e a definire il linguaggio necessario per
affrontare l'argomento.
Le
energie rinnovabili non rappresentano solo una possibilità, ma l’unica reale
soluzione di cui disponiamo al momento
per far fronte al cambiamento climatico, diminuendo l’afflusso d’anidride
carbonica nell’atmosfera.
Il
protocollo di Kyoto (1997) ratificato nel 2005 ha imposto per i paesi firmatari
la riduzione delle emissioni antropogeniche di CO2 del 5,2% entro il
2010. Per raggiungere l’obiettivo sarà fondamentale intervenire sul settore dei
trasporti e sulla produzione d’energia elettrica, che rappresentano i settori a
cui si deve la stragrande maggioranza d’afflussi di CO2
nell’atmosfera e degli altri gas serra (Riello, 2003).
Con
le bioenergie possiamo intervenire sia nei trasporti attraverso la produzione e
uso dei biocarburanti che nella produzione d’energia elettrica attraverso le
centrali a biomassa. I biocarburanti più utilizzati al giorno d’oggi sono il
bioetanolo e il biodiesel. Il primo proviene per lo più da colture
amilaceo-zuccherine come canna da zucchero, mais, sorgo e manioca. Il secondo,
da colture oleaginose come la jatropha e la palma da olio ai tropici, la colza,
girasole e soia nei paesi temperati. Le colture algali possono trovare
applicazione sia nella produzione d’energia elettrica che nella produzione di
biocarburanti.
Le migliori aspettative si nutrono verso la
produzione di biodiesel da alcune specie di microalghe.
Ai
tropici hanno grande importanza, soprattutto per le popolazioni rurali, le
“fuel crops”. Tutte le energie rinnovabili e in particolar modo le bioenergie
vanno giudicate secondo criteri d’efficienza energetica come LCA e
l’EROEI sigle per Life Cycle Assestment e Energy Return On Energy Investment. La
prima è basata sull’analisi del ciclo della vita del prodotto, mentre il
secondo è il rapporto tra energia spesa
ed ottenuta alla fine del processo.
LCA è
spesso usata per valutare le emissioni di CO2 e gas serra
nell’intero processo produttivo ad esempio dei biocarburanti comparandoli con i
fossili.
L’EROEI (EROI in italiano) è usato sempre più spesso per comparare le
energie rinnovabili e le energie non rinnovabili e può indicarci ad esempio
l’effettivo ritorno energetico di un progetto di centrale termoelettrica a biomassa e quindi
se valga la pena costruirlo o meno.
Dall’uso
di queste due metodologie d’analisi emerge come
una conclamata convenienza sia energetica che ambientale delle
bioenergie sia una realtà molto contraddittoria al momento.
Applicare
nei Pvs (Paesi in Via di Sviluppo) tropicali le bioenergie può essere
un’occasione per l’emancipazione dalla povertà per le aree rurali economicamente
depresse.
Nei
prossimi post cercheremo di comprendere lo stato dell'arte e le possibilità non
ancora equamente esplorate.
G.N.
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