Ormai anche i bambini sanno che
l’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera è la causa principale dell’effetto serra. Il petrolio basterà per
i prossimi 40 anni (Veziroglu, 2004) ma la terra subirà profondi e devastanti
cambiamenti climatici entro i prossimi 30 anni a causa dell’eccesso di gas
serrogeni nell’atmosfera (Robert, 2006).
I cambiamenti climatici in atto, causati
dall’attività antropica, in un processo iniziato con la rivoluzione
industriale, dato che la temperatura del pianeta è aumentata di 0,6 gradi dal
1861 (intergovernmental panel on climate change, IPCC), porteranno ad un
incremento della temperatura terrestre di 2-6 gradi, entro il 2100.
Codesto aumento comporterà: lo scioglimento
dei ghiacciai dei poli con la conseguente cessazione di regolazione climatica
effettuata dai suddetti; l’aumento del livello del mare di 8 cm, che inglobando
acqua dolce invertirà le proprie correnti (la corrente del golfo cesserà) ed
essendo più caldo assorbirà meno anidride carbonica aggravando il problema.
Questo può sembrare uno scenario apocalittico ma in
realtà e molto meno di quello che può accadere, il quale oggi giorno non è
prevedibile se non a grandi linee e per sommi capi.
Il susseguirsi di cambiamenti climatici
drastici sulla terra avviene da molto prima dell’avvento umano. Fasi di
riscaldamento e raffreddamento fanno parte del sistema terra e sono naturali,
ma è la velocità con cui questi
avvengono a determinare la differenza.
Il riscaldamento terrestre avviene ad una
velocità mai verificatosi prima nella storia
del pianeta (Robert, 2006). Ogni cambiamento climatico permanente porta ad un
progressivo adeguamento degli esseri viventi alle nuove condizioni ambientali
ma, se è troppo drastico, esso supera le reali capacità d’adattamento generando
estinzioni di massa.
Lo
stesso per l’essere umano, il quale avendo accesso ai flussi energetici
ausiliari può contrastare le condizioni climatiche avverse per molto più tempo,
ma pagando un prezzo molto alto dovendo ridisegnare la sua distribuzione sulla
superficie terrestre, e far fronte all’aumentata instabilità climatica e alla
penuria di cibo conseguente la trasformazione in deserto dei terreni oggi più
fertili.
Qui di seguito riporto le conclusioni del
terzo rapporto dell’International Panel on Climate Change*:
1) le temperature medie sulla superficie
terrestre sono aumentate di 0,6 °C dal 1860;
2) è sempre più evidente che gran parte
del surriscaldamento rilevato nel corso degli ultimi 50 anni sia da attribuire
alle attività umane;
3) se non si adottano azioni correttive,
la temperatura media al termine di questo secolo sarà salita d’altri sei gradi;
4)
a causa del riscaldamento l’atmosfera diverrà energicamente più attiva ed in
generale i valori climatici più estremi: le zone umide saranno ancor più
piovose, le aree secche più aride, gli eventi meteorologici più intensi;
5) i cambiamenti saranno più accentuati
sulle zone continentali dove vivono cinque miliardi di persone: tra le zone più
colpite l’Asia centrale, l’Africa, l’Europa centrale;
6)
sussiste un forte rischio di discontinuità climatica improvvisa, riconducibile
alle pressioni sull’ecosistema che il riscaldamento globale può apportare;
7) una possibile conseguenza sarebbe
l’arresto della corrente atlantica che assicura all’Europa nord occidentale una
temperatura di venticinque gradi superiore alla Siberia;
8) l’innalzamento della superficie dei mari dovuto all’aumento della temperatura
continuerà per centinaia di anni anche dopo che la temperatura dell’aria si
sarà stabilizzata, alcune zone sono già condannate;
9) la creazione di “pozzi d’assorbimento
dell’anidride carbonica” (riforestazione ad esempio) può contribuire solo
marginalmente ad attenuare l’aumento delle temperature e non sono tutti chiari
i meccanismi alla base della sua efficacia;
10) per fermare l’aumento delle
temperature è necessario che le emissioni di gas serra siano ridotte in tempi
brevi in modo da contrastare in tempo utile l’innalzamento della temperatura (*
Organismo internazionale scientifico nominato da tutti i paesi del mondo per lo
studio dei cambiamenti climatici), (WWF-Italia, 2007).
G.N.
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