domenica 26 aprile 2015

BORREGOS - Bromelia pinguin L.


Il Borregos -  Bromelia pinguin L.



Famiglia: Bromeliaceae.
Sinonimi: Karatas pinguin (L.) Mill., Gard. Dict. ed. 8: 1 (1768), Ananas pinguin (L.) Gaertn., Fruct. Sem. Pl. 1: 30 (1788), Agallostachys pinguin (L.) Beer, Fam. Bromel.: Bro36 (1856), Bromelia fastuosa Lindl., Collect. Bot. (Barcelona): 1 (1821), Bromelia sepiaria Schult. & Schult.f. in J.J.Roemer & J.A.Schultes, Syst. Veg. 7(2): 1283 (1830), nom. Nud, Agallostachys fastuosa (Lindl.) Beer, Fam. Bromel.: 36 (1856), Bromelia ignea Beer, Fam. Bromel.: 35 (1856).

Specie nativa del Messico ma con areale esteso in tutto il tropico americano
La Bromelia pinguin (Tab.11) è tradizionalmente consumata sia come infiorescenza  che come frutto.
Tab.11- Classificazione botanica estesa.



Sottoregno


Sottoclasse

Sottofamiglia

Specie

B. pinguin

Nome binomiale


Bromelia pinguin L.
(USDA, 2010).
Descrizione
Culmi e foglie in rosetta, spinose e con frutti grandi, coperti de squame color caffé scuro. I fiori son di color rosato. Da un frutto commestibile chiamato caraguatá o chicuipo. Il fiore è commestibile e molto apprezzato come ingrediente in molti piatti speziati della cucina della zona centrale di Veracruz.
Serve anche come pianta ornamentale e s’utilizza come fonte di fibra ricavata dalle sue sue foglie spinose e per creare utensili.
Viene usata per fare siepi delimitative nello Stato di Oaxaca nel sud del Messico.
Il suo nome proviene del tarasco o purhépecha tumbiriche, da tumbire- racimo.
In Messico comunemente viene chiamato “Cardòn borrego” o solo “Cardòn”.



In altri paesi, come Costa Rica, Honduras, El Salvador e Nicaragua lo si conosce invece come “Piñuela”(RBGK, 2010). Abbiamo riscontrato la pianta nel municipio di Paso del Macho, che è situato nella  zona centrale dello stato di Veracruz,  nella regione del Sotavento in una zona poco urbanizzata e arida che vive di pastorizia e agricoltura (INEGI,2005). Le sue coordinate sono  18°58′N 96°43′O / 18.967, -96.717.
Il comune di Paso del Macho ha un clima caldo-secco regolare, con una temperatura annuale di 25,5°C, pioggie abbondanti che cadono solamente nel periodo estivo e
a inizio autunno con prolungati periodi di siccità (INEGI, 2005) per un totale di 877mm annui di pioggia. (fonte:portal.veracruz.gob.mx).

Usi alimentari
Abbiamo riscontrato che il fiore è comunemente consumato nelle zona di Soledad De Doblado, Paso del Macho, Mata Domingo  e anche a Cotaxtla nell’area centrale dello stato di Veracruz a circa 150 km dalla città di Cordoba.
Il frutto è acidulo ma commestibile anche se ricco di semi e da questi ultimi in particolare vi si può estrarre una farina dall’alto valore amidaceo e proteico. Hanno un rivestimento coriaceo e duro che ne rende problematica l’estrazione.
E’ stata indagata in passato l’esplotazione massiva di questa risorsa fitogenetica come specie da monocoltura estensiva in sesti compatti esattamente come si fa con l’Ananas comosus, per ottenene in questo caso farine alimentari e fibre.  

E’specie molto rustica e xerofila. Nella rosetta basale si raccoglie umidità atmosferica durante la notte e nutrienti che assimila velocemente. Cresce in colonie compatte e numerose dato che ogni pianta sviluppa degli stoloni dai quali in un anno cresce un nuovo ciuffo di foglie a rosetta con le radici superficiali tipiche del genere.  La pianta non ha costume epifeto ma cresce a livello del suolo dove l’erba è più sparsa è sempre sotto l’ombra di piante ad alto fusto. Nel caso osservato la numerosa colonia di piante (25 piante) era cresciuta in una macchia xerofila sotto acacie decennali e attorniate nei lati da rovi e cespugli.

G.N.

giovedì 23 aprile 2015

COLTURE ENERGETICHE E ASSORBIMENTO DI ANIDRIDE CARBONICA


Lo scopo delle colture energetiche è innanzitutto diminuire il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera.
Ne risulta che è di rilievo calcolare non solo lo stock finale nei vari sink temporanei di carbonio (olio-pannelli-s.o rimanente nel suolo) ma anche un indicazione sul tempo di stoccaggio dato che più tempo rimane il prodotto non utilizzato piu tempo la CO2 sarà sequestrata all’ambiente. In sintesi più i  prodotti ottenuti hanno una durata superiore l’anno più una certa quota d’anidride rimane fissata per tutto l’anno (Riello, 2005). Per questo allevamenti d’alghe oleaginose, possono dare un importante contributo sottraendo l’anidride all’atmosfera e convertendola in biomassa, la quale sarà ridotta dopo la raccolta e il processo d’estrazione in olio e farine. Se la farina sarà usata per l’alimentazione dei pesci non si chiuderà subito il ciclo del carbonio (come nel caso dell’olio usato come fonte d’energia) ma assimilato e immobilizzato nel sink temporaneo rappresentato dai pesci e dai loro sottoprodotti: carne, ossa, pelle, grasso.
Il carbonio sarà quindi sequestrato per un maggior periodo di tempo, aumentando i benefici per l’atmosfera, a differenza della conversione da subito di tutta la massa algale in energia, ottenibile con altri tipi di processo.
Buoni risultati anche se in misura minore s’ottengono con la filiera di produzione agroindustriale-zootecnica relativa alle piante terrestri oleaginose o da biomassa coltivate a scopo energetico. Nel caso delle oleaginose l’olio estratto dai semi è usato per la combustione interna nei motori diesel con un pronto rilascio del carbonio fissato all’ambiente. Il residuo dell’estrazione dell’olio è un panello se è fatta un’estrazione a freddo meccanica (usata per ottenere olio da usare puro nei trattori e sempre per i semi con un contenuto in olio maggiore del 20 % ) e farina se è usata un estrazione a solvente.
In Entrambi i casi, il residuo può essere destinato all’alimentazione zootecnica con preferenze per i ruminanti nel caso del pannello (con bilancio della CO2 meno favorevole dato che il rumine produce gas serra) e dei monogastrici nel caso della farina.
Il carbonio presente nei residui dell’estrazione è in quantità simile che nell’olio e il suo rilascio avviene solo durante e per la maggior parte all’esaurirsi della catena alimentare.
Tra le specie vegetali da privilegiare per l’uso energetico vanno evidenziate le specie ad alta efficienza energetica, e con processi di trasporto e accumulo fotosintati pronunciati e che non instaurano nuova competizione per le risorse (elaborazione personale, 10-2007).

G.N.

lunedì 20 aprile 2015

YACON (Polymnia sonchifolia)


YACON (Polymnia sonchifolia).


Famiglia Asteraceae.
Classificazione (United States Department of Agriculture. USDA, 2007)
 Polymnia Sonchifolia Poeppig & Endlicher   
Regno
Plantae – Piante
Sottoregno
Tracheobionta – Piante vascolari
Superdivisione
Spermatophyta – Piante a seme
Divisione
Magnoliophyta – Piante a fiore
Classe
Magnoliopsida – Dicotiledoni
Sottoclasse
Ordine
Famiglia
Genere
Specie

Nomi comuni.
Inglese:leafcup; Spagnolo: jicama, yacón, yacuma (Ecuador, Bolivia), arboloco (Colombia).  

Originaria delle Ande, la Polymnia sonchifolia cresce dal Venezuela all’Argentina nordorientale.
 Dai  2000 metri delle Ande fino ai climi  subtropicali e tropicali.Forme selvatiche furono trovate da Bukasov sull'altopiano di Cundinamarca in Colombia.
È tipica pianta da agricoltura di sussistenza.
La sua produzione fu incrementata durante la siccità che imperò nella regione andina tra il 1982-1983, quando la produzione di patata ( fu colpita seriamente) fu sostituita da quella del yacòn o jicama con esiti migliori. Il suo essere coltura marginale è connesso con l'assenza di una tecnica di produzione intensiva   dovuta al fatto che questa specie non è consumata nelle aree urbane. 

Usi e valore nutritivo:
le radici si mangiano crude dopo che sono state esposte al sole per lungo tempo, (diversi giorni) fino a quando la buccia inizia a contrarsi e hanno un sapore molto dolce. Sono inoltre di facile digestione e si danno da mangiare agli infermi nelle aree tradizionali della coltura. Il bestiame bovino e suino  mangia la pianta intera. In Ecuador, dieci cloni furono alutati durante l'intero ciclo produttivo annuale, con la seguente produzione: radice cruda 41 tonnellate ad ettaro;  radice sbucciata 34 tonnellate per ettaro. Il contenuto di materia secca nelle radici è del 15 percento. La concentrazione media dello zucchero, tende ad aumentare se le radici sono esposte, come è  uso fare, al sole per due settimane dando: fruttosio da 2 a 22 grammi per 100 grammi in radici fresche; alfa-glucosio da 2 a 7 grammi; beta-glucosio da 2 a 6 grammi; saccarosio da 2 a 4 grammi. Gli zuccheri sono simili all’inulina.
Come nel caso della canna da zucchero, gli zuccheri possono essere concentrati per ottenere zucchero da tavola o melasse. V'è un alto potenziale agro-industriale  per la conversione di questi zuccheri in alcol. Da queste stime emerge come la jicama o yacon, si possa considerare una pianta dal notevole futuro agronomico. Si usa inoltre per proteggere il suolo dall'erosione che limita grazie alla  copertura permanente che garantisce al terreno con le sue estese ramificazioni, anche nelle zone aride, comportandosi come una specie perenne. 

Descrizione botanica:
 il  P.sonchifolia è pianta perenne che forma un sistema radicale densamente ramificato dal quale gambi cilindrici crescono fino ad a 1,5 metri in altezza. Le foglie hanno morfologia varia. Sono pinnate se crescono alla base dei gambi e triangolari se sono prossime all’apice. I fiori appaiono sui rami terminali e hanno cinque bratte puntute, verdi, triangolari. I fiori esterni hanno ligule lunghe da 10 a 15 mm gialle o arance nel colore e denticolate all'apice. Le radici sono irregolari o fusiformi e sviluppano masse ramificate alla base della pianta. Sono porpora esternamente, mentre la parte interna è carnosa e colorata d'arancio. La pianta si  propaga da germogli presi dal colletto della pianta. 

Fotoperiodo: la pianta è neutrodiurna. 

Umidità: a causa delle sue abitudini di crescita, richiede umidità nelle prime fasi, ma dopo può tollerare periodi di siccità. 

Altitudine: cresce a livello del mare in Perù, in Nuova Zelanda e negli Stati Uniti, anche se non ci sono informazioni circa la produzione di radici utilizzabili, eccetto in Nuova Zelanda dove è la sua coltivazione è cresciuta commercialmente. Il suo limite superiore sembra essere sui 2.000 metri. 

Temperatura: tollera temperature alte e 4-5 gradi come minima. 

Suolo: mostra buon adattamento per produzione incentrata sul fogliame.
Per  la produzione di radici commestibili richiede un suolo  profondo, ricco e ben drenato. 

Distribuzione geografica allo stato selvatico: 
in Colombia,cresce sul tavolato di Cundinamarca, Boyacá e Nariño, da 2.600 a 3.000 metri e sull'altopiano Tetri. In Ecuador, cresce sporadicamente da 2.400 a 3.000 metri tra campi di cereali ed orti nel corridoio limitrofo andino nell'ordine seguente d'importanza: in Loja, Azuay, Cañar, nell'area di San Pablo in Imbabura ed in provincia di Bolívar. In Perù, varietà coltivate sono state trovate da 1.300 a 3.500 metri, con la più grande concentrazione nel nord e nella sierra sudorientale, tra 2.000 e 3.000 metri. In Bolivia, cresce fino a circa 2.500 metri, ad un'altitudine massima di 3.600 metri nella valle a nord di La Paz (le province di Larecaja, Camacho, Muñecas Bautista Saavedra): in Cochabamba Pocona verso il sud, Chuquisaca e le valli di mesothermal di Santa Cruz. In Argentina, cresce al nord-est di Jujuy e Salta. 

Diversità genetica:
dal 1963 disponiamo di collezioni di yacon. Da allora si sono succedute ben 88 raccolte di germoplasma prelevato in  Perù, specialmente nel Cajamarca. In Ecuador, è stata trovata una forma selvatica. Le varietà più conosciute sono raggruppate per il colore della parte commestibile delle radici in bianca, porpora e gialla la più richiesta e apprezzata. 

Pratiche colturali:
in coltura tradizionale è piantata in solchi fatti nei campi arati o consociata con mais e patata. L’impianto può essere fatto lungo tutto l'anno a condizione che vi sia sufficiente umidità nel suolo. Le piante giungono alla maturità  approssimativamente sette mesi dopo l'impianto in aree a bassa altitudine ed in un anno nelle aree più alte come le creste delle valli. Le radici si rompono facilmente e devono essere raccolte con cura e poi separate dal gambo centrale che è usato per l'alimentazione del bestiame. Sono immagazzinate al buio, in luoghi asciutti dove  sono conservate per mesi mentre divengono più dolci a causa della conversione dell'amido. L'azione del sole accelera questo processo. In raccolti intensivi, si producono sulle 40 tonnellate per ettaro. 

Prospettive di miglioramento: 
La radice fresca ha un contenuto in acqua alto. Il suo valore alimentare è basso. Nella regione andina, c'è un’alta richiesta potenziale. Nelle altre regioni subtropicali e tropicali del mondo potrebbe essere una coltivazione industriale per la  produzione d’inulina. La leafcup potrebbe anche diventare  un’ottima, coltura estensiva da foraggio perenne e pianta  anti-erosione in zone aride. In linea generale potrebbe avere il ruolo di coltura da terreni marginali riguardo alle loro disponibilità idriche. 

Obiettivi ricerca: 
Lo yacon necessità d'adeguata attività di ricerca secondo le seguenti linee e se si vuole estendere la sua coltura sarà importante: 
    completare le esplorazioni e le collezioni di forme coltivate e selvatiche; 
    coordinare la caratterizzazione, valutazione agronomica del materiale e la determinare il contenuto di zucchero e qualità dal gene contenuto nelle banche del seme; 
    determinare le condizioni ottimali per immagazzinare radici e foglie; 
    valutando l'uso e qualità del foraggio verde e da fieno; 
    studiare le malattie e sviluppare materiale tollerante o metodi di controllo e determinazione; 
    studiare la coltura meristematica; 
    sviluppare tecnologie per la raccolta meccanizzata;
    Aumentare la percentuale in materia secca nelle radici, la produzione, la percentuale d'amido per ottenere rese più alte in etanolo(per certi versi la barbabietola da zucchero partiva da presupposti peggiori prima del radicale miglioramento genetico subito  che la resa ottima coltura industriale).
    Avviare la produzione industriale di bioetanolo.



domenica 19 aprile 2015

CHUFA (Cyperus Esculentus)


La Chufa (Cyperus Esculentus)


Famiglia Cyperaceae.

Classificazione (United States Department of Agriculture. USDA, 2007).

 Cyperus esculentus L. 
Regno.
Plantae – Piante
Sottoregno
Tracheobionta  Piante Vascolari
Superdivisione
Spermatophyta – Piante da seme
Divisione
Magnoliophyta – Piante da fiori
Classe
Liliopsida – Monocotiledoni
Sottoclasse
Ordine
Famiglia
Genere
Specie


Nomi comuni: Yellow nutsedge, Chufa.

Descrizione
Il  Chufa com’è chiamato in Spagna e Sud America o Yellow nutsedge com’è chiamato in Usa è erba perenne dalla crescita veloce appartenente alla famiglia dei giunchi che vegeta bene in luoghi caldi in climi e in suoli umidi o bagnati. Da un singolo tubero sono stati ottenuti in condizioni ottimali in un centro di ricerca del Minnesota, 1.900 piante e 6.900 tuberi, ciò da un idea delle sue capacità propagative ed del perchè è considerata un infestante.

G.N.

sabato 18 aprile 2015

MESQUITE (PROSOPIS GLANDULOSA)






Il Mesquite ( Prosopis glandulosa ).


Famiglia Leguminosae (Fabaceae).

Classificazione (Usda, 2007).
Regno
Plantae – Piante
Sottoregno
Tracheobionta – Piante vascolari
Superdivisione
Spermatophyta – Piante a seme
Divisione
Magnoliophyta – Piante a fiore
Classe
Magnoliopsida – Dicotiledoni
Sottoclasse
Ordine
Famiglia
Fabaceae – Leguminose
Sottofamiglia
Mimosoideae
Tribù
Mimoseae
Genere
Prosopis spp.
Specie
P.glandulosa





Origine e distribuzione.
Sud-Est California dove è diffuso come alimento e fonte di legna da ardere tra gli indiani delle zone desertiche. Il genere Prosopis detiene 43 specie più alcuni ibridi diffusi in tutti i continenti tranne che in Australia. 

Descrizione botanica.
Mesquita è il nome comune in America usato per indicare tutto il genere Prosopis, leguminose arboree. L’albero raggiunge un’altezza variabile tra i 2 metri e i 15 metri con tronco con massimo diametro di un metro.
 Ha un’eccezionale resistenza all’aridità datagli dalle sue profonde radici che raggiungono i 20 metri di profondità. Tutte  le Prosopis hanno legumi indeiscenti da 3 a 30 cm. I legumi sono larghi da 0,2 a 0,8 cm. Il seme intero ha il 27 % di proteine, senza guscio arriva al 55-69%. La resa in baccelli e fogliame raggiungono le 7 t/ha /anno. Il legno è ottimo combustibile è buon materiale da costruzione.
 Ha gran nodulazione e capacità azoto-fissative. E’ pianta infestante che tende però a migliorare l’ecosistema dove vive.

Ecologia.
Vive con meno di 250 mm di pioggia annuali. In Pakistan per contrastare la  desertificazione è stato impiantato su 520.000 chilometri quadrati nell’ovest con temperature estive di 43 gradi e piogge sotto i 250 millimetri. Resiste fino ai 56 gradi nella Death Valley californiana. Migliora l’habitat dove vegeta apportando azoto e rimescolando gli strati di terreno sottostanti. Ha un’efficienza d’uso acqua (wue la sigla in inglese), di 205-1.730 kg acqua / kg materia secca accumulata. Apporta 200 kg/ha/anno d’azoto in climi aridi e semidesertici.

Usi vari.
Riforestazione e lotta alla desertificazione. Risorsa alimentare d’emergenza per paesi aridi.
I baccelli sono mangiati giovani, hanno alto contenuto amidaceo e zuccherino solubile,
i semi hanno il 35%-70% in proteine se sgusciati. In totale il baccello detiene il 13% in proteine e il 30% di saccarosio e dal 45 al 55% di carboidrati totali. In India nell’Andhura Pradesh è usato come frangivento contro i venti caldi e secchi e per evitare l’avanzare della sabbia.


Fuel wood crop.
 Nel genere Prosopis figura la  P.juliflora o P.chilensis pianta da legno dalla discreta crescita. Infatti ià 4 mesi dopo l’impianto raggiunge 85 cm in media d’altezza, 8 mesi dopo 1,70-1,80 cm. Pianta arborea di piccole dimensioni  molto resistente alla siccità e suoli poveri come la P.glandulosa. In  Sudan ha dato ottimi risultanti con 150-240 mm di pioggia annuale  in media.Anche vegeta bene in suoli salini. Una piantagione di P.j di 16 anni da 25 metri cubi di legna netti a ettaro, ma va protetta da pascolo e taglio. La resa in legname in ambiente di savana raggiunge in media i 4.000 kg/ha/anno con 250 mm di piogge annuali.

Produzioni e coltivazione.
Con 250 mm-500 mm di pioggia si hanno da 4.000 a 14.000 Kg/ha con punte di massima di 20 t/ha di baccelli senza azoto ne acqua d’irrigazione. Di cui circa 2.250 kg saranno di seme pulito che detiene il 50% di proteine e il 60% di grassi di tutto il legume. La mesquita è usato in erboristeria, per estrarre cere e tannini.
Il baccello e le foglie possono destinarsi senza alcun problema ai ruminanti anche in elevate quantità. Il baccello è abitualmente mangiato in molte zone del mondo ridotto a farina, i semi che contengono alcuni principi tossici per i monogastrici sono gettati. Per diminuire il contenuto di sostanza tossica nei semi ed essere digeribili vanno bolliti a lungo. Quando l’albero è invecchiato e non produttivo viene abbattuto dando ottimo fuoco con poco fumo. La resa in legno da ardere annuale con 250 mm di piogge ha un massimo di 4.000 kg/ha /anno mentre la produzione primaria netta con 360 mm in India s’è attestata sui 14.000 kg/ha/anno in un ecosistema di savana arborea. Il sesto è variabile ma in media dovrebbe dipendere dalle risorse idriche a disposizione. In generale si piantano sui 100 alberi ad ha (fino a 1000 se vogliamo produrre legname). Le specie più diffuse e produttive sono il P. tamarugo cileno per la resa e i baccelli grossi e la P.juniflora per le rese in legno. L’alto quantitativo di saccarosio, il 13-36%in peso e di amido il 45-55% totale nel baccello ne hanno fatto prospettare l’uso come pianta da etanolo (Smith, 1979).

G.N.