Molte piante coltivate o anche alcune
parti di piante alimentari ma immature possono dare avvelenamento per la
presenza di alcaloidi, saponine, acido cianidrico, solanine come nel caso delle
solanacee, nitrati per cattiva costituzione o agronomia del suolo, acido
ossalico, o per la contaminazione di funghi come nel caso dell’arachide. Altre
invece contengono composti antinutrizionali che limitano l’assorbimento
intestinale delle proteine ad esempio o del ferro come nel caso delle fitati,
dell’acido ossalico
Di seguito è riportato un elenco dei
principali antnutrizionali.
Fitati: leganti dei metalli (Calcio,
Magnesio, Zinco, Rame, Ferro) ne inibiscono l’assorbimento riducendone la
disponibilità; presenti soprattutto nella crusca dei cereali.
Acidi ossalici: (e acidi
bicarbossilici. Formano composti col Calcio introdotto con la dieta (ad esempio
l'ossalato di calcio) formando cristalli insolubili, che possono precipitare
nelle vie urinarie e determinare lesioni parenchimali o la formazione di
calcoli.
Inibitori delle proteasi: i legumi
contengono inibitori della Tripsina, fondamentale enzima digestivo che permette
l'assorbimento delle proteine. Possono contenere inoltre Lectina, che pure
riduce l'attività di tripsina e chimotripsina.
Nitrati NO3: nelle verdure e nelle
foglie soggette a cattive pratiche agronomiche si trasformano in nitriti e
nitrosammine (cancerogene) che si legano all’emoglobina e limitano
l’ossigenazione del sangue.
β-aminopropionitrile: aminoacido neurotossico, presente nei semi di
cicerchia, causa latirismo (disturbi di mobilità degli arti inferiori ed
alterazione della sensibilità generale).
Solanina: è un glicoside che si forma
nelle parti verdi della patata, è termostabile, causa disordini neurologici e
danni alla retina.Linamarina e Murrina Amigdalina: glucosidi cianogenici,
possono generare intossicazione da cianuro; sono presenti nei semi delle
rosacee (pesche, mandorle).
Aflatossine: presenti nelle muffe,
danno tossicità epatica e, ad alte dosi, sono correlate all'insorgenza di
tumori epatici.
Ergotine (acido lisergico):
alcaloidi, in alcuni funghi parassiti della segale cornuta, vasocostrittori,
interferenze con SNC, causano convulsioni, allucinazioni, ergotismo (o fuoco di
Sant’Antonio).
Alcaloidi
Il termine è più di tipo
farmacologico e medico che di tipo chimico, dato che i vari alcaloidi
provengono da una serie di composti organici non legati tra di loro, e l'unico
dato chimico che li accomuna è la presenza di un gruppo azotato a reazione
alcalina. Possiamo classificarli dal punto di vista chimico, biosintetico
oppure rispetto alla loro attività biologica.
Una definizione soddisfacente è
impossibile, dato che non esiste una divisione netta tra alcaloidi e ammine
complesse naturali.
Solitamente derivano da vegetali,
possiedono uno o più atomi di azoto (N) (generalmente in un anello
eterociclico) e possiedono forti azioni fisiologiche su esseri umani e animali.
Sono fortemente basici, spesso molto velenosi e/o psicoattivi.
La loro potenza arriva anche a una
tossicità universale, e non c'è dubbio che qualsiasi alcaloide esercita
un'azione stressante sul corpo. D'altro canto, nella pratica quotidiana ci si
preoccupa poco degli alcaloidi per due ragioni:
1. la maggior parte delle piante, anche quelle considerate più sicure,
contiene degli alcaloidi: è spesso un errore provare a valutare una pianta
esaminando i suoi costituenti isolati gli uni dagli altri;
2. la tossicità degli alcaloidi è del tipo più diretto, cioè un
sovradosaggio causa
immediati sintomi di rigetto.
Ciò non significa che non si debba usare
cautela. Uno dei punti più importanti è che gli alcaloidi non sono molto
solubili in acqua ma lo sono in alcool. Dato che la maggior parte dei dati
tradizionali sulle piante medicinali riguardano soluzioni acquose, è probabile
che i dati su piante contenenti alcaloidi non riflettano la reale pericolosità
dei moderni preparati alcolici.
Struttura
Ci sono tre tipi principali
d’alcaloidi:
1. alcaloidi non eterociclici, o alcaloidi atipici
(protoalcaloidi,ammine biologiche),
come per esempio la colchicina.
2. pseudo-alcaloidi, derivati da terpenoidi o purine.
3. alcaloidi eterociclici o alcaloidi tipici.
Gli alcaloidi sono sostanze altamente reattive con
attività biologiche anche a dosaggi bassi ( Solomons, 2001) .
Saponine
Le saponine (o saponosidi) sono dei
glicosidi terpenici di origine vegetale che prendono il nome dalla Saponaria
officinalis, che veniva coltivata un tempo per il lavaggio della lana.
Centinaia di piante contengono saponine, e quest'ultime possono essere così
abbondanti da raggiungere anche il 30% del peso secco della pianta.
Sono in grado di abbassare la
tensione superficiale in soluzioni acquose; sono capaci di formare soluzioni
colloidali schiumeggianti e si possono usare come emulsionanti.
L'iniezione per via parenterale di
questi composti determina emolisi.
L'assunzione per via orale, invece,
non produce quest’effetto velenoso in quanto l'attività emolitica delle
saponine si esplica solo se la molecola rimane intatta, cosa che durante la
digestione non avviene in quanto essa viene scissa nei due suoi componenti.
In animali a sangue freddo e nei
pesci le saponine risultano tossiche in ogni caso per cui nel passato piante
contenenti queste sostanze sono state usate come veleni per la caccia.
Si ritiene che le saponine siano
utilizzate dalle piante come sistemi difensivi contro organismi patogeni, in
particolare funghi. In alcuni casi esse sono già presenti; altre volte vengono
sintetizzate da dei precursori nel caso in cui la pianta abbia subito un danno.
Unico tra i cereali che contiene saponine è
l'avena, che infatti risulta il più resistente fra i cereali alle muffe ed ai
funghi. È stato accertato che l'azione fungicida è dovuta alla reazione delle
saponine con steroli presenti nelle membrane delle ife dei funghi, alla rottura
della membrana ed alla conseguente morte del fungo
Strutturalmente, le saponine sono
formate dall'unione di residui zuccherini (come glucosio, fruttosio,
galattosio, arabinosio od altri) con una molecola non zuccherina detta aglicone
(nel caso specifico anche sapogenina). Questa struttura particolare è la
responsabile dell'attività detergente delle saponine in quanto gli zuccheri
formano una sezione idrosolubile mentre l'aglicone risulta essere liposolubile
(J. Newell,1998).
Cenni di tossicologia sulle piante alimentari
Alcune famiglie a cui appartengono
anche specie alimentari note contengono sostanze tossiche. Le varietà coltivate
sono state selezionate per abbattere al minimo la concenrazione degli
antinutrizionali e composti tossici presenti.
In questo caso la specie se tossica
non lo è nella parte commestibile oppure tramite alcuni processi come la
cottura, la bollitura in soluzione alcalina, il lavaggio perde la sua
tossicità.
Le Solanacee contengono solanina in tutte le parti verdi ad esempio
nella pianta della patata e non è eliminabile tramite cottura (Dreisbach. R.,
1984).
La solanina è neurotossica ed è anche
in grado di provocare emoraggie alla retina se assunta in alte dosi.
Le Euforbiacee contengono spesso principi tossici come nel caso del
ricino e della manioca che contiene acido cianidrico eliminabile tramite
lavaggi e cottura. Altre specie ornamentali dai fiori vistosi sono fortemente
tossiche (AguilaA et al, 1982).
Le Areacee contengono alcaloidi come
nei fiori della Chamaedora tepejilote che
è infatti consumato previa bollitura
a volte con soluzione alcalina ma sempre l’acqua di cottura è allontanata e il
fiore scolato prima di continuare a cucinare o di servire.
Nello Stato di Veracruz abbiamo
riscontrato come le sue infiorescenze erano consumate giovani perché se mature
erano amare e coriacee. Queste due caratteristiche dipendono nel primo caso
dall’aumento della concentrazione d’alcaloidi presenti e nel secondo caso
dall’aumento in fibra grezza che rende meno assimilabile il prodotto.
L’Erythrina
americana (Gasparito) contiene il maggior numero per specie e quantità di
alcaloidi, nella fattispecie: eritrina, erisotisvina, alfa e beta eritorodina,
hiperofina, eritrotina, eritralina. I frutti e i semi non sono eduli perché
contengono una concentrazione di composti tossici ben superiore rispetto ai
fiori ecco perché vengono preferiti quest’ultimi.L’ Agave salmiana o Flor de
maguey contiene saponine in modo rilevante. (Sotelo 2007).
Alcuni
esempi di piante ornamentali tossiche
Agrifolio (Ilex aquifolium); fam.: Aquifoliacee.
Parti velenose: bacche, foglie.
Principi attivi: glucosidi simil-digitalici.
Sono tossiche sia le bacche che le foglie, e
l'ingestione di pochi frutti (drupe rosse, anche solamente di due di queste) può
provocare torpore, grave stato infiammatorio sia a livello dell'apparato
gastro-intestinale con vomito e diarrea, sia a livello renale con incremento
della diuresi.
Anemone (Anemone pulsatilla L.); fam.: Ranuncolacee.
Parti velenose: tutta la pianta, i fiori
in particolare. Principi attivi: anemonina e ranuncolina.
L'intossicazione si manifesta con
nausea, vomito e crisi convulsive; l'anemone è una pianta potenzialmente
mortale, poiché è in grado di indurre depressione respiratoria, diarrea. Sono
possibili reazioni cutanee anche al semplice contatto.
Ciclamino (Cyclamen L. sp. pl.); fam.: Primulacee. Parti velenose: tutta la
pianta (parti aeree, tuberi). Principi attivi: saponine, ciclamina.
E' derivata dal suo contenuto in
ciclamina, in grado di provocare una sintomatologia gastrointestinale con
vomito e diarrea, si possono anche avere crisi convulsive.
Diffenbachia (Dieffenbachia Schott sp. pl.); fam.: Aracee. Parti velenose: la
pianta.
Principi attivi: ossalati,
fitotossine.
Nota pianta d'appartamento che
contiene nel suo tessuto delle cellule denominate "esplosive" che
sono ricche di ossalato di calcio. Tale sostanza all'interno di queste cellule
cristallizza sotto forma di minuscoli "aghi" che vengono chiamati
rafidi.
Ginestra
(Spartium junceum L.); fam.:
Leguminose. Parti velenose: tutta la pianta. Principi attivi: citisina,
sostanza alcaloidea molto velenosa.
La ginestra costituisce un pericolo
mortale e la sintomatologia si manifesta con disturbi gastrointestinali
(nausea, vomito, diarrea), crisi convulsive, stato comatoso che può giungere
alla morte.
Ginestra
dei carbonai(Cystus scoparius
L.); fam.: Leguminose. Parti velenose: l'intera pianta, ma soprattutto fiori e
semi. Principi attivi: sparteina, scoparina.Tachicardia, cefalea, nausea e
vomito rappresentano la sintomatologia.
Lauroceraso
(Prunus laurocerasus); fam.: Rosacee.
Parti velenose: foglie. Principi
attivi: laurocerasina che per idrolisi produce acido cianidrico (sia a contatto
con la saliva che con l'acqua).
E' una pianta mortale, la sintomatologia
dell'avvelenamento si manifesta con vomito, cefalea, astenia
Mughetto (Convallaria majalis L.); fam.: Liliacee. Parti velenose: tutta la pianta,
fiori, foglie, frutti (bacche rosse).
Principi attivi: glucosidi cardiocinetici, saponine.
E' una pianta di grande pericolosità e il suo
avvelenamentyo può essere mortale; deve esser posta attenzione anche al
semplice contatto. Dolori addominali, salivazione, nausea, vomito, diosturbi
cardiaci rappresentano la sintomatologia; il quadro clinico, successivamente,
evolve verso il coma e quindi la morte.
Oleandro
(Nerium oleander); fam.:
Apocynacee. Parti velenose: tutta la pianta (fiori, frutti, stelo). Principi
attivi: oleandrina.
E' un arbusto che si ritrova, di
frequente, ai margini delle strade come pianta ornamentale, ma anche nei
giardini; è anche spontaneo ed è molto tossico, oltre che per l'uomo, anche per
gli animali. Diversi casi di morte, di ratti e di topi, si sono verificati,
anche, per l'ingestione di acqua in cui erano stati immersi rametti e foglie
della pianta. Diversi animali (mucche) sono morti per averne mangiate le
foglie. La tossicità equivale a quella dei digitalici.
Tasso (Taxus baccata); fam.: Taxacee. Parti velenose: semi. Principi attivi:
taxina A, B, tassolo.
Nausea, vomito diarrea, midriasi,
eccitazione del sistema nervoso centrale con convulsioni e depressione
respiratoria e coma.
Tulipano
(Tulipa L. e altre specie);
fam.: Liliacee. Parti velenose: bulbi. Principi attivi: tupolisidi (glucosidi);
tupalinina (alcaloide).
L'avvelenamento, in caso di ingestione dei bulbi
(che assomigliano a quelli delle cipolle), può essere molto grave. Il paziente
va immediatamente ospedalizzato e la sintomatologia si manifesta con vomito,
bruciore del cavo orale ed edema della glottide, crisi convulsive, delirio,
interessamento del fegato e dei reni. Eczemi da contatto sono possibili anche
alle dita delle mani in seguito a contatto con i bulbi.
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