Se
i fossili sono controindicati a causa di questo limite è anche vero che non
tutte le energie rinnovabili sono esenti da emissioni inquinanti e alti impatti
ambientali (vedi Tab.2), anzi analisi come quelle LCA vengano applicate con l’intenzione di comprendere come ridurre
o annullarle.
Nella tabella 1 è riportata
un’indicazione per una facile visualizzazione visuale del confronto in termini
di CO2 emessa e milioni di tonnellate
equivalenti del petrolio tra l’energia fossile e rinnovabile.
Tab.1. Fonti energetiche che concorrono alla
produzione d’energia elettrica.
Determinazione CO2 media emessa dalla produzione
d’energia elettrica per ciascuna fonte
energetica in Italia (Pietrogrande,
2005).
Fonte
|
Mtep
|
%(1)
|
Fattored’emissione(2) CO2
|
(1)*(2)
|
Importazione
|
8,2
|
0,1385
|
5
|
0,692
|
Geotermica
|
0,8
|
0,0135
|
7
|
0,094
|
Nucleare
|
0
|
0
|
3,5
|
0
|
Idrica
|
9,2
|
0,1554
|
1
|
0,0155
|
Gas naturale
|
9,3
|
0,1571
|
70
|
11,94
|
Combustibili solidi
|
6,4
|
0,1081
|
100
|
10,810
|
Petrolio
|
25,3
|
0,4274
|
80
|
29,915
|
TOTALE
|
59,2
|
1
|
52,665
|
Per produrre un Megajoule con impianti termoelettrici a
combustibili fossili si rilasciano nell’atmosfera 0,9159 kg di CO2 usando carbone, 0,715 usando
petrolio, 0,543 usando gas naturale. Le
emissioni d’anidride carbonica delle centrali elettriche da fonti rinnovabili
rispetto alle centrali a idrocarburi emettono anidride carbonica in una
quantità che potremmo definire comunque “trascurabile”.
Molti invece sono
i limiti e anche gli impatti ambientali di queste tecnologie che finora ne
hanno impedito la diffusione su larga scala (Tab 2).
In generale
nessuna d’esse può prendere il posto da sola ad esempio delle centrali termoelettriche
a petrolio ma tutte insieme possono
differenziandosi a seconda del luogo, produrre gran parte dell’energia
necessaria a patto che vi sia la seria volontà da parte dei governi
d’intrapendere questa strada.
Tab.2 Diffusione delle centrali da fonti rinnovabili ( Pietrogrande, 2005).
Biomassa
|
Geotermico
|
Fotovoltaico
|
Idroelettrico
|
Eolico
|
25 Gw
|
9 Gw
|
1 Gw
|
530 Gw
|
25 Gw
|
1° Usa
|
Usa
|
Giappone
|
Canada
|
Germania
|
2° Giappone
|
Filippine
|
Germania
|
Usa
|
Usa
|
3° Brasile
|
Messico
|
Usa
|
Cina
|
Spagna
|
P.O*:
10 milioni di
(1) tep per
l’Italia usando gli scarti agricoli.
Oggi 1.400.000 ha in UE.
|
P.O:
80.000 watt.
|
P.O:
20%energia mondiale nel 2020.
|
P.O:
1.350 Gw con
l’apertura della diga delle tre gole
in Cina.
|
P.O:
il10% dell’energia mondiale nel 2020.Oggi l’en.rinn.più
competitiva.
|
P.F**:
200.000 tep
usando i terreni incolti per le sovvenzioni Pac.
|
P.F:
50x10*12 watt usando la reiniezione d’acqua in strati di
rocce calde
|
P.F:
1.000 w/m²
è l’energia solare effettivamente usufruibile al mondo
con i nuovi pannelli.
|
P.F:
Con il microidro (microimpianti che sfruttano anche i ruscelli) molto alte ma con limiti di
crescita.
|
P.F:
Quattro volte il consumo energetico mondiale
|
Limiti:
efficienza energetica, competizione con terreni a
colture alimentari
|
Limiti:
disponibilità. Costi d’impianto
|
Limiti:
Il costo del pannello, l’intermittenza della luce; ma
che dovrebbero essere superati con la crescita del mercato e i nuovi
accumulatori.
|
Limiti:
Impatto ambientale.
La sommersione della vegetazione nel bacino genera
fermentazione con produzione e dispersione di metano (4volte più inquinante CO2 ).
|
Limiti:
Bassa disponibilità. Efficienza bassa se zona poco
ventosa. Elevata intermittenza.
Alto impatto paesaggistico.
|
*P.O: potenzialità odierna. **P.F:
potenzialità futura.
(1) tonnellate equivalenti di petrolio.
La penuria di petrolio fa si che s’utilizzi molto il
carbone, come in Cina il primo produttore e consumatore del mondo e difatti uno
dei paesi più inquinanti (Pietrogrande, 2005).
Per ovviare a questo si pensa a soluzioni alternative per
fissare l’enorme quantità di CO2 rilasciata da questi impianti.
Negli Stati Uniti il MIT
ha studiato la possibilità d’immobilizzarla negli oceani, con l’utilizzo di
condotte sottomarine e concimi fosfatati (www.energialab.it, 2006).
A parte l’originalità del progetto che è subito parso poco
credibile, si è invece trovata una valida soluzione, nell’utilizzo dei gas di
combustione delle centrali per alimentare vasche di coltura di micro e
macroalghe.
In tal modo la CO2 è fissata per oltre il 50%
del totale emesso nella biomassa dalla quale si possono ottenere oli
combustibili e materiali edilizi con la CO2 fissata in un substrato
solido a tempo indeterminato con grandi vantaggi ambientali
(www.energialab.it).
Ciò ridurebbe il fabbisogno di petrolio e potrebbe portare
alla conversione degli impianti con un incremento dell’utilizzo del carbone
meno costoso del caro petrolio (ormai a 25 centesimi di euro al litro) ma più
inquinante, rientrando comunque nei parametri di Kyoto. In fatto di ritorno energetico tra le bioenergie per vettori
energetici l’EROEI più alto è
dell’olio estratto dalle microalghe. Nella tabella 3 vengono tra di loro
confrontati i vari EROEI delle fonti
energetiche rinnovabili, bioenergie e fossili.
Tab.3. EROEI delle principali fonti energetiche e vettori energetici.
(www.energoClub.it, 2007. EnergoClub Onlus. Treviso, Italia).
Fonte primaria o secondaria
|
Minimo
|
Massimo
|
Fonti energetiche
esauribili
|
||
Petrolio
|
5
|
15
|
Metano
|
8
|
20
|
Carbone
|
2
|
17
|
Nucleare
|
1
|
20
|
Sabbie bituminose
|
1
|
1,5
|
Fonti energetiche
rinnovabili
|
||
Idroelettrico
|
30
|
100
|
Eolico
|
10
|
80
|
Geotermico
|
2
|
13
|
Fotovoltaico
|
3
|
60
|
Termosolare riscaldamento
|
30
|
200
|
Solare termodinamico
|
10
|
20
|
Biomasse solide
|
3
|
27
|
Impianti biogas
|
10
|
20
|
Energia dalle onde, dalle maree e
correnti marine
|
2
|
10
|
Risparmio energetico
|
2
|
300
|
Vettori energetici
rinnovabili
|
||
Gassificazione biomassa
|
2
|
10
|
Bioetanolo da
cereali-barbabietole-leguminose
|
1
|
5
|
Bioetanolo da canna da zucchero
|
3
|
8
|
Bioetanolo da cellulosa
|
2
|
7
|
Biometanolo da gassificazione
|
2
|
6
|
Olio vegetale da oleaginose
|
3
|
6
|
Biodiesel
|
3
|
5
|
Olio da microalghe
|
5
|
10
|
Secondo Kadam (1997) applicando la captazione dei gas
esausti ad una centrale elettrica a carbone calerebbe l’efficienza energetica
d’un 10-30 % e di riflesso il suo EROEI sarebbe
minore, inoltre il prezzo dell’elettricità aumenterebbe d’un 30-130 % se
convertito. Ma le tecnologie future porterebbero ad una riduzione dei costi
rendendo il tutto possibile.
Ciò già avviene
negli Stati Uniti dove il 2 % della CO2 emessa è riciclata mediante
previo assorbimento con la tecnologia Mea (monoetalonammine) e utilizzata
nell’industria alimentare, dei carburanti e composti vari sia per l’industria
plastica che edilizia che farmaceutica. La conversione di CO2 in
microalghe è economicamente conveniente per alcune selezionate aeree geografiche.
Le conclusioni dello studio LCA di
Kadam dicono che vi sono effettivi benefici ambientali derivanti dal processo
di coaptazione dell’anidride carbonica prodotta dalle industrie termoelettriche
a carbone per alimentare vasche di coltura delle alghe in rapporto all’opzione
impianto elettrico a carbone libero senza coaptazione fumi. L’ampiezza di tale
beneficio varia a seconda delle tipologie tecnologiche e specie di alghe
adottate. In particolare abbiamo diminuizioni notevoli grazie alle alghe di SOx
e NOx, particolato emesso, diossido di carbonio e metano ed energia fossile
consumata. Gli impatti ambientali dovuti all’eutrofizzazione sono invece alti e
in generale passando a impianti elettrici alimentati a petrolio e gas, i loro
fumi captati e raffinati per alimentare le alghe non danno le stesse rese,
costringendo ad aumentare le dosi di fertilizzante. Facendo sì che il valore
dell’lca specifico per il
prelevamento e uso risorse naturale sia alto.
Nella tabella 4 riporto i dati del lavoro di Kadam relativi
al “life cycle inventory” della
produzione d’energia dal carbone senza coaptazione fumi in confronto ai dati
relativi alla coaptazione fumi per alimentare vasche di coltura microalgali. Nello specifico i dati
sono riferiti esclusivamente a un impianto di 50 MW termoelettrico tradizionale
ma con un riciclo della CO2 dal 25 % fino al 50% ottenuti adibendo
con 1.000 ha ad acquilcoltura di alghe. Le microalghe sono essiccate con
l’energia solare per massimizzare le rese(probabile uso di collettori solari).
Tab.4. Analisi LCA di un
impianto di bio-coaptazione gas esausti.
(Kadam,
2002).
Processo
d’iniezione diretto
(usando
essiccazione solare): il 50 % della CO2 è riciclato.
|
|||
Caso base
|
Senza
acquicoltura la CO2 è rilasciata nell’atmosfera o venduta.
|
Con acquicoltura
|
Differenza%
= Scenario1 valore-scenario2 valore/scenario1 valore*100
|
Risorse naturali
|
|||
Carbone
|
4.083t
|
2.394t
|
41
|
Gas
naturale
|
23kg
|
170kg
|
-658
|
Olio
|
28t
|
59t
|
-111
|
Emissione
aria
|
|||
Diossido
di carbonio
|
7.943t
|
4.996t
|
37
|
Monossido
di carbonio
|
2.056kg
|
2.172kg
|
-6
|
Idrocarburi(no
CH4)
|
498kg
|
536kg
|
-8
|
Metano
|
18kg
|
12,8kg
|
-29
|
Ossido
di nitrogeno
|
37kg
|
23kg
|
-39
|
Ossidi
nitrosi
|
231kg
|
140kg
|
-39
|
Particolato(pm10)
|
9,6G
|
6 G
|
-39
|
Articolato
generico
|
47kg
|
28kg
|
-39
|
Ossidi
sulfuri
|
67t
|
44t
|
-33
|
Residui
|
|||
COD(domanda
chimica dell’ossigeno)
|
60kg
|
394kg
|
-557
|
Residui
solidi
|
2.148t
|
1.839t
|
14
|
Energia
|
|||
Energia
non rinnovabile
|
Mj 1,2
per 10 alla 8°
|
8 Mj
per 10 alla 7°
|
34
|
Energia
rinnovabile
|
Mj
41.007
|
4,6 per
10 alla 7°
|
NM
|
Energia
del processo
|
Mj
1,22per 10 alla 8°
|
1,25
per 10 alla 8°
|
-2
|
Il dato più
importante che si ottiene dall’analisi di Kadam è che 1.000 ha di una
coltivazione a microalghe arrivano a processare circa 21.000 t/anno di CO2
(Kadam, 2002). Un impianto di 50 Mw genera 414.000 t/anno
di CO2 che con 1.000
ha a microalghe sono ridotte della metà
(dal 25% al 50% in meno di CO2).
La produzione
elettrica ottenuta usando la biomassa algale dipende dalla quantità d’anidride
carbonica riciclata. Naturalmente
il bilancio netto della CO2 emessa dalle microalghe durante la
crescita fino alla combustione è
ritenuto uguale a zero.
In sintesi l’analisi LCA
adoperata da Kadam fa sì che s’adoperi un confronto fra lo scenario 1 in cui
non vi è coaptazione dei fumi e l’acquicoltura e lo scenario 2 con l’acquicoltura,
ottenendo ottimi valori nell’LCA per
quest’ultimo.
E’ un analisi
comparata dei due processi. L’unita base per la comparazione tra le tipologie,
è la quantita di carbone o alghe necessaria per generare un Mj (vedi Tab. 5). Si nota dall’analisi LCA valori
bassi d’efficienza se i fumi dell’impianto non sono raffinati ma direttamente
usati per alimentare le vasche a microalghe.
Tab.5.
Parametri della coltivazione in vasche delle microalghe (1.000ha) alimentate
con la CO2 d’un impianto termoelettrico a carbone da 50 Mw.
(Kadam,
2002).
Parametri
|
Unità
|
Valori
|
Parametri facilitati
|
||
Dimensioni
facilitate
|
ha
|
1.000
|
Modulo
dimensioni
|
ha
|
20
|
Numero
di moduli
|
43
|
|
CO2
totale processata
|
t/anno
|
204.175
|
Effettiva
frazione area culturale
|
0,86
|
|
Contenuto
in lipidi
|
Wt.fr.dsb*
|
0,50
|
Contenuto
in proteine
|
Wt.fr.dsb
|
0,26
|
Contenuto
in carboidrati
|
Wt.fr.dsb
|
0,16
|
Contenuto
in lignina
|
Wt.fr.dsb
|
0,08
|
Tolleranza
alla salinità
|
G TDS/L
|
35
|
Radiazione
solare
|
kcal/m²/giorno
|
5.000
|
Stagione
operativa
|
d/anno
|
300
|
Concentrazione
cellulare
|
G dcw/l
|
0,8
|
Tempo
di residenza
|
D
|
4
|
Produttività
|
g/m²/d
|
45
|
Produzione
alghe lorda
|
t/anno
|
104.490
|
Energia
prodotta dalle alghe
|
10*6°
kcal/anno
|
691.701
|
Efficienza
raccolta
|
0,95
|
Notiamo in tabella 10.6 e 10.7 come i costi d’impianto e
di produzione rendano le colture algali al momento svantaggiate, con
l’operazione di raccolta e essiccazione come fattori limitanti dato che
richiedono quantità d’energia notevoli. L’essicazione per le colture algali
destinate a metano non è attuata e quindi si risparmiano 14Gj/t.
La raccolta richiede i ¾ dell’energia ottenuta e a questo
si cerca d’ovviare con la ricerca e l’utilizzo di alghe filamentose.
Il
problema è che le microalghe non legano tra loro spontaneamente formando
colonie in maniera che l’aumento del peso specifico le faccia precipitare al
fondo.
Tab.6. Input e output della coaptazione gas
esausti-acquicoltura.
(Kadam, 2002).
Per giorno
|
Per t CO2
|
|
INPUT
|
||
INIEZIONE
DIRETTA
|
||
t CO2.
|
680,6
|
1
|
Elettricità,
Kwh
|
15.100
|
22,2
|
ESTRAZIONE,CON
PROCESSO MEA
|
||
CO2 t
|
680,6
|
1
|
Corrente
di vapore, Kg
|
1.369.570
|
2.010
|
Elettricità,
Kwh
|
22.225
|
32,65
|
COLTIVAZIONE
ALGHE
|
||
NH3, kg
|
16,85
|
24,76
|
Superfosfato,
kg
|
12
|
17,84
|
Potassio
solfato, kg
|
9,41
|
13,83
|
CO2, kg
|
680,6
|
1.000
|
Elettricità,
Kwh
|
56.280
|
82,7
|
ESSICAZIONE
ALGHE
|
||
Essiccazione
solare
|
0
|
0
|
Vapore,
kg
|
1.615.584
|
2,374
|
OUTPUT
|
||
CO2, kg
|
470
|
0,69
|
Alghe-Peso secco, kg
|
314.300
|
461,8
|
Alghe-Peso umido, kg
|
628.600
|
923,6
|
Energia delle alghe disidradate in Mj.
|
8.120.000
|
11.927
|
Tab.7. Costi
economici stimati e costi energetici per la produzione di alghe.
(da Russel, 1976).
Capitale
ammortizzato
|
$ /t
|
Gj/t
alghe
|
Lavoro
|
18
|
|
Costi di miscelazione
|
7,30
|
2,8
|
Separazione
|
80
|
42
|
Essiccazione
|
14
|
|
Tasse, assicurazione
|
20
|
|
Crediti (credit sewage)
|
4,3
|
|
Totale
|
235
|
57,6
|
Se i costi non
verranno limati con le nuove tecniche a disposizione, visto che non sono stati
fatti sostanziali passi in avanti a riguardo da decenni, rimangono due strade:
la prima è l’utilizzo di microalghe filamentose; la seconda è passare allo
studio e alla messa in atto di progetti riguardanti le macroalghe nonostante le
tacite rese inferiori (le microalghe inoltre sono state molto più studiate dal dopoguerra
perchè usate nella pescicoltura).
Le tecniche usate per la raccolta delle microalghe essenzialmente
sono: filtrazione; la centrifugazione; la flocculazione e la bioflucculazione.
Nella bioflocculazione, il flocculante è prodotto dalle alghe stesse sotto
forma d’essudati che legano tra loro la massa algale permettendo la
precipitazione.
Nel caso della flocculazione invece il flocculante è una
sostanza esterna chimica o naturale.
Dopo aver esaminato questi dati relativi nel primo caso di
Kadam sia al bilancio energetico che all’LCA
relativi a un impianto di riciclo della CO2
usata per aquicoltura di microalghe a
scopo energetico, attuiamo un confronto con un lavoro di Michele Aresta
sull’utilizzo della CO2
prodotta da una centrale elettrica a carbone per alimentare vasche di coltura
questa volta a macroalghe.
L’impianto
elettrico ha una potenza tra i 100-500 Mw. Vi sono inoltre acque reflue,
affluenti di fiumi o nel caso ipotizzato le acque colme di residui fecali d’una
pescicoltura distante meno di 5 km.
Il contenuto in olio delle alghe variava dal 7 al 20% per
le specie di alghe selezionate (C.linum e
C.capicella). Il progetto
d’Aresta prevede la caratterizzazione fisiologica dei ceppi d’alghe proveniente
dal Mar di Taranto e Adriatico e la loro resistenza a anidride carbonica,
monossido d’azoto e solfati.
La filiera produttiva include i seguenti passaggi:
recupero gas di scarico da impianti energetici, separazione CO2,
trasporto dell’anidride carbonica, distribuzione del gas, crescita delle
macroalghe, collezione delle alghe, estrazione bio-carburante dalle alghe,
esterificazione eventuale e lavorazioni eventuali sottoprodotti.
Le metodologie per
la raffinazione dei gas di scarico includono: M.E.A process; assorbimento
fisico; criogeno; e speciali membrane.
La maggior parte delle variabili del processo sono
inserite nel “compubio” un software creato per l’occasione. S’è notato che
l’efficienza più alta si ha con il processare le alghe attraverso la
tecnologia Supercritical CO2 ma tutti i processi d’estrazione più
usati e efficaci sono comparati tra loro: solventi organici; la pirolisi e gassificazione;
liquificazione. Il processo scCO2
si basa sull’utilizzo di CO2 ad alte pressioni e temperature di 304
K° come solvente ed è il più efficace nonchè meno tossico. L’unità funzionale
energetica come nell’esempio precedente è stata fissata in un Mj d’energia
prodotta dalle alghe. In questo studio l’LCA
è stato valutato per verificare la produzione d’energia dalla biomassa.
Le analisi di Aresta (vedi tab10.7)sono state effettuate
grazie all’apporto d’un software creato appositamente in virtual basic il Compubio, software di possibile
utilizzazione in molte filiere energetiche della biomassa.
Tab.7. Bilancio energetico d’un impianto
d’aquicoltura di microalghe alimentato con gas esausti e acque di scarto. (Aresta, 2006) .
Processo
|
Energia consumata (Mj)
|
Energia prodotta (Mj)
|
|
Trasporto gas
|
Iniezione diretta
|
0,0799
(a)*
|
|
Separazione CO2
|
1,672
(a)
|
||
Distribuzione CO2
|
0(b)
|
||
Produzione alghe
|
Coltivazione
|
2,15 (c
)
|
|
Supplementi
nutritivi
|
4,55 (c )
|
||
Raccolta
|
O,85,
(m); 5,55(M)
|
||
Essicazione
|
0(f)
|
||
Tecnologie
conversione
|
Gassificazione
|
5,95(d)
|
|
Pirolisi
|
2,5(g)
|
15-20(g)
|
|
Liquefazione
|
6,7-11,9(g)
|
35(h)
|
|
Digestione
anaerobica
|
2,6(h)
|
||
Combustione
|
11,9(d)
|
*a: per kg CO2; b: la energia consumata è zero ; c: per kg
alghe; m: per kg microalghe;
m: per kg macroalghe raccolte in laguna; f:
energia solare usata; g: per kg d’olio; h: per kg di biomassa.
Da notare in tab.7 che l’energia consumata nella
raccolta delle macroalghe è 6 volte l’energia richiesta dalla raccolta delle
microalghe per Aresta. L’esatto contrario di quanto sostenuto da altri autori.
Aresta nota come l’energia netta prodotta dipende dal processo tecnologico di
conversione adottato e pubblica valori per le macroalghe di 11.000 Mj/t di
s.s.alga contro valori d’energia netta per le microalghe di 9.500Mj/t usando la
gassificazione.
Mentre l’analisi energetica è molto positiva altrettanto
non è per il bilancio economico e delle emissioni di CO2 che
vogliono studi approfonditi.
Secondo stime del National
Renewable Energy Department del 1998 per rifornire di solo diesel da
autotrazione i mezzi di trasporto privati e pubblici degli Stati Uniti
servirebbero tanti ettari coltivati a piante oleaginose quant’è la superficie
libera dell’intero stato. Ugualmente la stima è simile per l’Italia ove per la
Coldiretti bisognerebbe convertire tutta la nostra superficie non solo quella
agricola a colza (la coltura oleaginosa temperata più produttiva).
Se consideriamo invece la coltivazione di alghe da
biodiesel la superficie necessaria si riduce al 2% del territorio americano
ovvero una superfice pari all’odierna Albania. Purtroppo a sfavore delle alghe
giocano l’alta energia richiesta nella fase di raccolta, l’energia per il
riscaldamento e l’agitazione delle vasche e la costruzione dell’impianto che
alzano sia i costi energetici che monetari a fronte d’ottime rese produttive
con 90 t/ha/anno con una rese in olio crudo di 5.600 litri/ha/anno.
La selezione e il miglioramento genetico hanno portato a
ottenere microalghe con fino al 50% d’olio e una maggiore efficienza
fotosintetica con notevoli sottoprodotti utilizzabili in tantissimi campi e con
ancora più sbocchi commerciali del glicerolo sottoprodotto del biodiesel di cui
se vi fosse l’auspicato aumento della produzioni nonostante gli usi
diversificati il mercato si saturerebbe.
Il costo a litro dell’olio tratto dalle alghe era di 0,6
dollari statunitensi nel 1998.
Invece
30.000 $/ha/y sono i costi per alcune tipologie d’impianto. Mantenere in
movimento l’acqua nelle vasche richiede 1 kw/ha, la produttività è di 70 t/ha/y
con punte di 50 g/m²/d (Sheehan, 1998).
Interessante per le aziende è la possibilità d’utilizzo delle acque di scarto
(allevamento zootecnico, pescicoltura, acque reflue agricole e anche civili
previa depurazione) e le emissioni di anidride carbonica.
G.N.
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