mercoledì 26 agosto 2015

ESTRAZIONE DELL'OLIO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO


I semi oleosi e le noci vanno asciugati prima d'essere immagazzinati e bisogna rimuovere i residui e i contaminanti vari. I frutti dovrebbero essere raccolti quando sono completamente maturi, puliti e maneggiati attentamente. Tutta la materia prima va selezionata per eliminare frutti danneggiati o ammuffiti  che possono provocare avvelenamento da aflatossine se l'olio è per il consumo. Ai tropici questo lavoro di selezione è particolarmente vitale perché le alte temperature unite all’umidità spesso eccezionalmente alta aumentano in modo esponenziale la carica batterica della materia prima con un’elevata probabilità d’insorgenza di deleterie fermentazioni. Nel caso della produzione d'olio carburante si può anche non selezionare il prodotto accuratamente, ma bisogna evitare i residui colturali e i sassi.
 Se è necessario immagazzinare i semi oleosi, va fatto in stanze resistenti alle intemperie, ventilate  al sicuro da uccelli, insetti e roditori.
Le materie prime, vanno decorticate accuratamente, per far questo si possono usare, alcuni decorticatori a manovella, molto pratici oltre che manuali. Togliere i rivestimenti esterni  è molto importante per dare produzioni d'olio soddisfacenti  e ridurre la massa di materiale da trattare, ma nell’estrazione dell'olio dall'arachide circa il 10% del peso deve essere aggiunto in pericarpo alle noccioline perlate per permettere all'olio d'uscire più liberamente dalla pressa. Il Cocco invece va decorticato e diviso da operatori specializzati manualmente o su piccole macchine. La maggior parte delle noci ha bisogno di una macinazione aggiuntiva per aumentare il fronte d'estrazione olio. Ai tropici si trovano facilmente piccoli mulini  per macinare la copra, noccioli della palma e arachidi. Il seme va riscaldato generalmente sugli 80 gradi prima d'essere macinato, e tutti i materiali oleosi hanno bisogno della giusta umidità per massimizzare le rese d'estrazione. Gli altri semi oleosi e le noci sono trattati a freddo se hanno un contenuto d'umidità sotto il 7%.
Ci sono fondamentalmente tre metodi di rimuovere l'olio dalle materie prime: estrazione a solvente, lavorazione umida o lavorazione a secco. L'estrazione a solvente non è appropriata per la lavorazione su piccola scala a causa dell'alto capitale necessario per le spese d'esercizio, il rischio d'incendi ed esplosioni da solventi e per la complessità del processo. L'attrezzatura per la  lavorazione umida o a secco è disponibile a scale diverse per l'uso familiare fino a quello industriale.

Metodi d’estrazione tradizionali:
Tradizionalmente nei villaggi l'olio è estratto dal cocco fresco o dal frutto della palma da olio ecc. separando la polpa dal seme, pigiandola in dei grandi mortai (la palma va riscaldata prima) e bollendolo in acqua a lungo. Per rompere l'emulsione è aggiunto del sale e l'olio è man mano schiumato in superficie.
Un estrattore molto utilizzato in India, rudimentale ed efficace è il Ghanis. Questo è  composto da un mortaio di legno o di metallo che è spinto in un recipiente chiuso dello stesso materiale, la materia prima è macinata e pigiata e l'olio esce fuori. Le rese sono modeste. In situazioni di bassa tecnologia o in piccoli consorzi di contadini il procedimento se sostanzialmente rimane uguale essendo la quantità ben maggiore, s’adopera una leggera meccanizzazione per facilitare il lavoro e ottenere un prodotto di qualità maggiore che si conservi più a lungo.


L'olio può essere estratto pigiando in un mortaio i semi oleosi più molli e noccioline tenere come le arachidi e il karitè, mentre materiali più sodi e fibrosi come la copra e i semi di girasole sono trattati a parte.
Il materiale spappolato o macinato è spremuto in torchi manuali o a trazione animale o con una pressa a vite o idraulica per spremere fuori della massa l'emulsione acqua-olio.
Ciò è più efficiente se si rimuove l'olio che man mano esce, permettendo percentuali di produzione, più alte. L’olio va poi separato e chiarificato.
In caso di materiale duro o fibroso come la polpa di cocco fresca bisogna rimuoverla innanzitutto dal guscio usando un alesatore manuale o un alesatore motorizzato. Poi la polpa va riscaldata e macinata sugli 80 gradi e inviata alla pressa a vite o idraulica.
 Ambo i tipi di presse possono essere manuali, a trazione animale (a vite) o motorizzate. In ogni modo una parte della materia prima è messa in un recipiente col fondo forato in metallo su cui cade un cilindro molto pesante. L'ammontare del materiale nel recipiente forato varia da 5-30 kg con una media di 20 kg. La pressione dovrebbe essere aumentata progressivamente per permettere all'olio d'uscire. Tipologie di presse a vita sono per questo più affidabili ma anche più lente e meno potenti.
 Eccetto ove si adatti un cric del camion ad esempio, i tipi idraulici sono più costosi, hanno bisogno di manutenzione, e sono a rischio di contaminare  l'olio con il liquido lubrificante tossico. L'emulsione è rotta (con il sale) e l'olio è separato e chiarificato.

Estrazione meccanizzata
Le Presse motorizzate sono più veloci delle manuali o a traino animale ma più costose.
L’Expeller continuo (pressa a vite) lavora macinando e pigiando la materia prima  che passa attraverso un contenitore  cilindrico spinto da una vite elicoidale.
La pressione nel contenitore, dà subito l'olio, difatti la vite elicoidale spinge i semi o le noci oleosi contro pareti di metallo sempre più strette fino alla bocca d'uscita dove esce la polpa esausta. Questa tipologia di presse continue costa molto ma è la più redditizia in assoluto e anche la più sicura(vedi tab.2). Vi sono modelli d'expeller ove la materia prima è riscaldata nel recipiente d'estrazione in modo da cedere più olio, in ogni modo per l'attrito, la massa oleosa va riscaldandosi spontaneamente.
La resa dell'expeller dipende dall'attrezzatura a disposizione e in altre parole dalla taglia dello stesso, dalla velocità e quindi forza della vite e dalla grandezza del foro d'uscita.



Tab. 2. Estrazione d’olio da 100 kg. di semi con expeller continuo.
(The Global Petrolium Club 2007).


Materia prima           
l Olio su 100 kg s.s
Semi ricino             
50 kg
Copra                     
62 kg
Semi cotone           
13 kg
Arachide                
42 kg
Semi senape           
35 kg
Semi palma            
36 kg
Frutto palma                      
20 kg
Semi Sesamo        
50 kg
Semi soia                           
14 kg
Semi girasole        
32 kg


La chiarificazione dell'olio

L'olio greggio contiene acqua e fibra, resine coloranti ecc. della pianta che lo fanno più scuro e più opaco. Questi materiali sono rimossi dal processo di  chiarificazione o lasciando a riposare l'olio per alcuni giorni affinché le impurezze si stratifichino spontaneamente poi vanno tolte asportando lo strato superiore, o usando un chiarificatore. Questo consiste di un recipiente cilindrico pieno d'olio messo a bollire. L'olio bollendo si libera dell'acqua che evapora e allo stesso tempo degli enzimi e batteri,  inattivati dal calore. Poi è fatto sedimentare, e filtrato con un panno è riscaldato per breve tempo a 100 gradi per togliere ogni traccia d'umidità. L'olio così trattato rimarrà inalterato per molti mesi. Per essere simile all'olio commerciale sarebbe necessario una degommazione, neutralizzazione, decolorazione, ma per l'uso come olio puro da energia da punto fisso va più che bene a patto di fare una manutenzione più frequente al motore. Alcuni oli divengono subito rancidi se non immagazzinati o lavorati correttamente. L’olio s’irrancidisce causa dello scarso calore durante la lavorazione, per aria o acqua nei recipienti e per la presenza di metalli come il rame.

La plastica è molto adatta, così come il vetro o lattine d’alluminio, l'importante è che siano sigillati e che i recipienti non contengano rame. Ciò si può fare in maniera molto provvisoria riscaldando l'olio e ponendolo nel contenitore che va subito tappato e girato al contrario.
Da usare solo acciaio inox e alluminio. I sottoprodotti della lavorazione dei semi oleosi hanno una gran varietà d'usi. La polpa esausta d'arachide è usata estesamente come cibo per l'alimentazione umana quando è estratta con metodi manuali che non riscaldano il sottoprodotto. Gli altri frutti, noci e semi oleosi producono sottoprodotti che possono essere usati per combustibile, come alimento per gli animali e fertilizzante. I pannelli della senape sono dannosi per alcuni insetti e spesso usati come tali. Le temperature alte raggiunte negli expeller degradano i residui che divengono buoni a livello alimentare solo come concentrato zootecnico (www.itdg.org, 2006).


G.N.


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