I semi oleosi e le noci vanno asciugati prima d'essere
immagazzinati e bisogna rimuovere i residui e i contaminanti vari. I frutti
dovrebbero essere raccolti quando sono completamente maturi, puliti e
maneggiati attentamente. Tutta la materia prima va selezionata per eliminare
frutti danneggiati o ammuffiti che
possono provocare avvelenamento da aflatossine se l'olio è per il consumo. Ai
tropici questo lavoro di selezione è particolarmente vitale perché le alte
temperature unite all’umidità spesso eccezionalmente alta aumentano in modo
esponenziale la carica batterica della materia prima con un’elevata probabilità
d’insorgenza di deleterie fermentazioni. Nel caso della produzione d'olio
carburante si può anche non selezionare il prodotto accuratamente, ma bisogna
evitare i residui colturali e i sassi.
Se è necessario
immagazzinare i semi oleosi, va fatto in stanze resistenti alle intemperie,
ventilate al sicuro da uccelli, insetti
e roditori.
Le materie prime, vanno decorticate accuratamente, per far
questo si possono usare, alcuni decorticatori a manovella, molto pratici oltre che manuali. Togliere i
rivestimenti esterni è molto importante
per dare produzioni d'olio soddisfacenti
e ridurre la massa di materiale da trattare, ma nell’estrazione
dell'olio dall'arachide circa il 10% del peso deve essere aggiunto in pericarpo
alle noccioline perlate per permettere all'olio d'uscire più liberamente dalla
pressa. Il Cocco invece va decorticato e diviso da operatori specializzati
manualmente o su piccole macchine. La maggior parte delle noci ha bisogno di
una macinazione aggiuntiva per aumentare il fronte d'estrazione olio. Ai
tropici si trovano facilmente piccoli mulini
per macinare la copra, noccioli della palma e arachidi. Il seme va
riscaldato generalmente sugli 80 gradi prima d'essere macinato, e tutti i
materiali oleosi hanno bisogno della giusta umidità per massimizzare le rese
d'estrazione. Gli altri semi oleosi e le noci sono trattati a freddo se hanno
un contenuto d'umidità sotto il 7%.
Ci sono fondamentalmente tre metodi di rimuovere l'olio
dalle materie prime: estrazione a solvente, lavorazione umida o lavorazione a
secco. L'estrazione a solvente non è appropriata per la lavorazione su piccola
scala a causa dell'alto capitale necessario per le spese d'esercizio, il
rischio d'incendi ed esplosioni da solventi e per la complessità del processo.
L'attrezzatura per la lavorazione umida
o a secco è disponibile a scale diverse per l'uso familiare fino a quello
industriale.
Metodi d’estrazione
tradizionali:
Tradizionalmente nei villaggi l'olio è estratto dal cocco
fresco o dal frutto della palma da olio ecc. separando la polpa dal seme,
pigiandola in dei grandi mortai (la palma va riscaldata prima) e bollendolo in
acqua a lungo. Per rompere l'emulsione è aggiunto del sale e l'olio è man mano
schiumato in superficie.
Un estrattore molto utilizzato in India, rudimentale ed
efficace è il Ghanis. Questo è composto
da un mortaio di legno o di metallo che è spinto in un recipiente chiuso dello
stesso materiale, la materia prima è macinata e pigiata e l'olio esce fuori. Le
rese sono modeste. In situazioni di bassa tecnologia o in piccoli consorzi di
contadini il procedimento se sostanzialmente rimane uguale essendo la quantità
ben maggiore, s’adopera una leggera meccanizzazione per facilitare il lavoro e
ottenere un prodotto di qualità maggiore che si conservi più a lungo.
L'olio può essere estratto pigiando in un mortaio i semi
oleosi più molli e noccioline tenere come le arachidi e il karitè, mentre
materiali più sodi e fibrosi come la copra e i semi di girasole sono trattati a
parte.
Il materiale spappolato o macinato è spremuto in torchi
manuali o a trazione animale o con una pressa a vite o idraulica per spremere
fuori della massa l'emulsione acqua-olio.
Ciò è più efficiente se si rimuove l'olio che man mano
esce, permettendo percentuali di produzione, più alte. L’olio va poi separato e
chiarificato.
In caso di materiale duro o fibroso come la polpa di cocco
fresca bisogna rimuoverla innanzitutto dal guscio usando un alesatore manuale o
un alesatore motorizzato. Poi la polpa va riscaldata e macinata sugli 80 gradi
e inviata alla pressa a vite o idraulica.
Ambo i tipi di
presse possono essere manuali, a trazione animale (a vite) o motorizzate. In
ogni modo una parte della materia prima è messa in un recipiente col fondo
forato in metallo su cui cade un cilindro molto pesante. L'ammontare del
materiale nel recipiente forato varia da 5-30 kg con una media di 20 kg. La
pressione dovrebbe essere aumentata progressivamente per permettere all'olio
d'uscire. Tipologie di presse a vita sono per questo più affidabili ma anche
più lente e meno potenti.
Eccetto ove si
adatti un cric del camion ad esempio, i tipi idraulici sono più costosi, hanno
bisogno di manutenzione, e sono a rischio di contaminare l'olio con il liquido lubrificante tossico.
L'emulsione è rotta (con il sale) e l'olio è separato e chiarificato.
Estrazione
meccanizzata
Le Presse motorizzate sono più veloci delle manuali o a
traino animale ma più costose.
L’Expeller continuo (pressa a vite) lavora macinando e
pigiando la materia prima che passa
attraverso un contenitore cilindrico
spinto da una vite elicoidale.
La pressione nel contenitore, dà subito l'olio, difatti la
vite elicoidale spinge i semi o le noci oleosi contro pareti di metallo sempre
più strette fino alla bocca d'uscita dove esce la polpa esausta. Questa
tipologia di presse continue costa molto ma è la più redditizia in assoluto e
anche la più sicura(vedi tab.2). Vi sono modelli d'expeller ove la materia
prima è riscaldata nel recipiente d'estrazione in modo da cedere più olio, in
ogni modo per l'attrito, la massa oleosa va riscaldandosi spontaneamente.
La resa dell'expeller dipende dall'attrezzatura a
disposizione e in altre parole dalla taglia dello stesso, dalla velocità e
quindi forza della vite e dalla grandezza del foro d'uscita.
Tab. 2.
Estrazione d’olio da 100 kg. di semi con expeller continuo.
(The Global Petrolium Club 2007).
Materia prima
|
l Olio su 100 kg s.s
|
Semi ricino
|
50 kg
|
Copra
|
62 kg
|
Semi cotone
|
13 kg
|
Arachide
|
42 kg
|
Semi senape
|
35 kg
|
Semi palma
|
36 kg
|
Frutto
palma
|
20 kg
|
Semi
Sesamo
|
50 kg
|
Semi
soia
|
14 kg
|
Semi girasole
|
32 kg
|
La chiarificazione
dell'olio
L'olio greggio contiene acqua e fibra, resine coloranti
ecc. della pianta che lo fanno più scuro e più opaco. Questi materiali sono
rimossi dal processo di chiarificazione
o lasciando a riposare l'olio per alcuni giorni affinché le impurezze si
stratifichino spontaneamente poi vanno tolte asportando lo strato superiore, o
usando un chiarificatore. Questo consiste di un recipiente cilindrico pieno
d'olio messo a bollire. L'olio bollendo si libera dell'acqua che evapora e allo
stesso tempo degli enzimi e batteri,
inattivati dal calore. Poi è fatto sedimentare, e filtrato con un panno
è riscaldato per breve tempo a 100 gradi per togliere ogni traccia d'umidità.
L'olio così trattato rimarrà inalterato per molti mesi. Per essere simile
all'olio commerciale sarebbe necessario una degommazione, neutralizzazione,
decolorazione, ma per l'uso come olio puro da energia da punto fisso va più che
bene a patto di fare una manutenzione più frequente al motore. Alcuni oli
divengono subito rancidi se non immagazzinati o lavorati correttamente. L’olio
s’irrancidisce causa dello scarso calore durante la lavorazione, per aria o
acqua nei recipienti e per la presenza di metalli come il rame.
La plastica è molto adatta, così come il vetro o lattine
d’alluminio, l'importante è che siano sigillati e che i recipienti non
contengano rame. Ciò si può fare in maniera molto provvisoria riscaldando l'olio
e ponendolo nel contenitore che va subito tappato e girato al contrario.
Da
usare solo acciaio inox e alluminio. I sottoprodotti della lavorazione dei semi
oleosi hanno una gran varietà d'usi. La polpa esausta d'arachide è usata
estesamente come cibo per l'alimentazione umana quando è estratta con metodi
manuali che non riscaldano il sottoprodotto. Gli altri frutti, noci e semi
oleosi producono sottoprodotti che possono essere usati per combustibile, come
alimento per gli animali e fertilizzante. I pannelli della senape sono dannosi
per alcuni insetti e spesso usati come tali. Le temperature alte raggiunte
negli expeller degradano i residui che divengono buoni a livello alimentare
solo come concentrato zootecnico (www.itdg.org, 2006).
G.N.
Nessun commento:
Posta un commento