giovedì 2 luglio 2015

CARTAMO (Carthamus tinctorius)

Cartamo (Carthamus tinctorius)



Famiglia Asteraceae (Compositae).


 Classificazione (Usda, 2007).

Regno
Plantae – Piante
Sottoregno
Tracheobionta – Piante vascolari
Superdivisione
Spermatophyta – Piante a seme
Divisione
Magnoliophyta – Piante a fiore
Classe
Magnoliopsida – Dicotiledoni
Sottoclasse
Ordine
Famiglia
Genere
Specie



Nuova classificazione del 1989 di Lopez –Gonzales:
Vi sono due Generi: il Carthamus e il Carduncellus. Il genere Carthamus è stato diviso in più sottodivisioni in base al numero di cromosomi: il Chartamus, l’Odonthagnathius, l’Atractylis. La sezione denominata Chartamus: dai 24 cromosomi che comprende la curdicis, la gypsicola, la oxyacanthus, la palastinus, la persicus e la tinctorius(quella principale). La sezione del genere Charthamus denominata: Odonthagnathius; dai 20-22 paia di cromosomi è divisa in boisseri, dentatus, divaricatus, glaucus, leucocaulos, tenuis.
La sezione del genere C. denominata Atractylis da 11 paia di cromosomi(include poliplodi)
 comprende le specie lanatus, creticus, turkestanicus (Dajue, 2006).


Nomi comuni: cartamo, zafferano bastardo. Inglese: safflower. Pakistan: kusum.
Cina: kusumba.

Origine e distribuzione specie:
Ha vasto patrimonio genetico con svariate specie con differente numero di cromosomi
che possono essere incrociate determinando ibridi. Le specie da cui sono state originate gli ibridi coltivati sono quella a 24 cromosomi per lo più. Le specie selvatiche conosciute a 24 cromosomi sono C. persicus, C. lanutus, C .oxycanthus, C. palaestinus. Danno ibridi fertili in tutte le combinazioni possibili.Tramite la selezione genetica e gli incroci sono stati selezionati ibridi resistenti alla siccità e all’alternaria caratteri ben presenti nelle specie selvatiche. Dal Carthamus palestinus  specie autogama del sud interno israeliano e dell’ovest iracheno con fiori bianchi e gialli s’è originato  il C. oxycanthus e il C. persicus (semi neri piccoli senza pappo). Le 4 specie hanno 24 cromosomi(2n). Incrociate in tutte le combinazioni danno ibridi fertili.
 Nei loro aerali d’origine le quattro specie sono molto diffuse. Nel carthamus tinctorius l’isolamento geografico ha contributo alla sua diversità genica. Vi sono anche alcune specie di Carthamus con solo 10 paia di cromosomi e con fiori per lo più rossi, blu o rosa. Queste sono: C.bostrisseri, C.demtatus, C.glaucas, C.leucocaulus, C. tenuis. Il carthamus glaucus è diffuso nell’areale mediterraneo.
Specie di carthamus con 12 paia di cromosomi:
C.arborescensis che non è possibile ibridare, il C. riphaeus fontauer è ristretto ad una piccola zona del nord Marocco, C.nitidus.
Specie di Carhamus con 11, 22 o 32 paia:
Il c.divaricatus ha 11 paia è vive in Libia. Se incrociato con C. tinctorius da ibridi ma sterili. C.lanatus ha 22 paia di cromosomi, è diffuso in Portogallo, Spagna, Grecia.
Ha il 16% d’olio ed è un progenitore della specie a 64 paia la c.creticus e la turkestanicus
.Il carthamus creticus è molto vigoroso si trova in Marocco e Nord Africa ed è autoimpollinante (Dajue, 1996).

Cenni botanici:
Il cartamo è una latifoglia della famiglia delle composite, caratterizzata da inflorescenza a capolino e frutti detti achenii con punta acuta che termina con un pappo. Dai fiori  s’estraggono coloranti usati principalmente nel passato per tingere tessuti, da qui il termine “tinctorius”. Della stessa famiglia del girasole, è un  cardiforme con gambo centrale forte da cui diparte un numero diverso di rami. Ogni ramo ha da uno a cinque capolini di solito ed ognuno di questi contiene da 15 a 20 semi. Il cartamo ha un sistema  radicale che può penetrare in profondità fino a 2 a 3 metri, rendendolo tollerante alla siccità.
Il capitulum è la testa del fiore maturo pieno di semi con pappo o senza pappo.
 La capitula  tiene 15-30 acheni.(Dajue, 1996).

Ciclo colturale:
La pianta attraversa dalla germinazione varie fasi: emergenza, stadio a rosetta, allungamento steli, ramificazione, fioritura, maturazione. Il raccolto ha bisogno da 110 a 140 giorni per maturare.(da: Agmcr.org, 2007).

Cenni colturali e Produzione:
Pianta aridotollerante, necessità di cure colturali durante lo stadio a rosetta.
 Sono state selezionate piante prive di spine per agevolare la raccolta manuale ma è diminuita la produzione. Il cartamo è moderatamente resistente alla salinità e molto alla mancanza d’acqua, ma non alle erbacce perché rimane allo stadio di rosetta per lungo tempo(resiste a -6 gradi). Il numero di capitula per pianta varia da 15 a 50 con 15-20 semi. I semi contengono dal 28,3 al 48% in olio. Il cartamo permette al coltivatore di inserirlo in una rotazione colturale su suoli aridi  per controllare le infestanti e usa l'umidità residua con le sue profonde radici. E' spesso coltivato in rotazione con grano o su maggese. In aree granicole, il cartamo è un ottima scelta perché  si possono usare gli stessi macchinari per la semina e raccolta del grano. 
In India è abitualmente consociata con grano e sorgo (www.agmrc.org, 2007). In più di 60 paesi cresce il cartamo, ma la metà è prodotto principalmente in India per uso nazionale. La maggior parte della produzione rimanente è divisa tra Stati Uniti, Messico, Etiopia, Argentina e l'Australia. La California esporta molto del suo olio al Giappone. La produzione mondiale s’attesta sulle 800 tonnellate molto sotto il suo potenziale. Negli ultimi tempi s’è evoluto da olio da industria od olio per cucinare e per dare  margarina. Vi è in ogni modo un’alta produzione in Cina ma solamente per uso medico.(Dajue, 1996).

Limiti:
E’ molto sensibile ai marciumi e alle crittogame in generale come la Cercospora cartami e Botrytis cinerea soprattutto se sotto irrigazione e in ambienti subequatoriali perché originario di piante di zone semidesertiche. Inoltre è molto suscettibile alla mosca del cartamo in Africa, Asia, Europa.(Dajue, 1996).

Usi:
E’ una delle colture più vecchie dell’umanità, tradizionalmente coltivato per i fiori che sono stati usati per fabbricare tinte rosse e gialle e per tingere vestiti e come coloranti alimentari. Oggi, il cartamo offre tre prodotti principali: olio, foraggio e granella proteica-oleaginosa. Ottima pianta da foraggio, la farina è usata per la zootecnia ma bisogna rimuovere la testa dei semi(pericarpo) dal pannello per i monogastrici perché ha un gusto amaro che lo rende inaccettabile. La granella ha il  24 % di proteina ed è usata come supplemento proteico per il bestiame e nell'alimentazione del pollame. L’olio di cartamo è ricco in acidi grassi polinsaturi: l’oleico e il linoleico che lo rende molto simile all’olio d’oliva. In Germania, Nord America e Giappone è considerato un olio medicinale per le malattie cardiovascolari.
Resiste ottimamente alle alte temperature senza fare fumo e in modo stabile. Inoltre non cambia di consistenza alle basse temperature(-12C°).
L’olio non contiene acido linolenico, ha una bassa percentuale di insaponificabili , non contiene cere, coloranti e pochi acidi grassi liberi. E’ usato come olio lubrificante per raffreddare le lame delle seghe a disco.
 Date le sue caratteristiche teoricamente l’olio di cartamo può essere addizionato in parte in miscele con il diesel senza problemi (Dajue, 1996). In India è usato anche per fare saponi e nell’illuminazione. Prima degli anni sessanta negli Stati Uniti, il suo olio fu usato soprattutto come base per vernici. Più recentemente si usa nell'alimentazione infantile, la cosmetica, nell’alimentazione a crudo o come olio da cottura. Vi sono due tipi d’olio di cartamo estratto dai semi di due rispettive varietà: ad alto contenuto in  acido oleico e ad alto contenuto in acido linoleico. Le varietà di cartamo ad alto oleico sono usate per friggere perchè tengono bene le alte temperature e sono usate anche nella cosmetica, industria alimentare e cibo per l'infanzia. L'altra varietà produce olio con circa il  75% in acido linoleico ed è usato principalmente per margarine.
Nell’attesa dell'uso come olio puro da bioenergia l'interesse principale verterebbe sulla qualità alto oleico così come accade col girasole usato puro nelle trattrici in Toscana e Germania. Per Li Dajue e Hans-Henning Mundel dell’Ipgri (Istitute of Plant Genetic and crop plant Research, Roma 1996) l’olio potrebbe essere quindi ottimo sia come biodiesel che in miscela col diesel date le proprietà che lo rendono simile al girasole.(Dajue, 1996).


G.N.

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