giovedì 28 maggio 2015

PALMA BABASU

Palma Babasù (Orbignya barbosiana Burret).



Famiglia Arecaceae.
Orbignya barbosiana Burret
Sinonimi: Attalea speciosa C.Martius, Orbignya speciosa Barb.Rodr.
Vi sono 55 generi nelle areacaceae e 2 specie in Orbignya.

Regno
PlantaePiante
Sottoregno
TracheobiontaPiante vascolari
Superdivisione
SpermatophytaPiante a seme
Divisione
MagnoliophytaPiante a fiore
Classe
LiliopsidaMonocotiledoni
Sottoclasse
Ordine
Famiglia
Arecaceae – famiglia delle palme
Genere
Specie


Sinonimi comuni:
 Orbygnia martiana Barb. Henderson. (1995), si considerino O. phalerata Mart. ed  O. Barb.Mart. Rodr, come sinonimi di Attalea speciosa Mart. ex Spreng. Nomi comuni e indigeni: babaçu, babasù, shapaja, cusi, catirina, bagassú, coco de macaco, l'aguassú. Portoghese: babaçú. Inglese: babassu palm.

Origine e distribuzione geografica:
Le formazioni più dense sono negli stati brasiliani e nord orientali di Maranhão e Piaui.
Distribuito estesamente in tutta l'area amazzonica. Probabile origine nelle zone di transizione dal Cerrados alle zone limitrofe andine.

Status: selvatico, quasi sempre raccolto da piante spontanee, poco coltivato.

Descrizione:  
La Orbignya barbosiana è una palma tropicale  che può raggiungere anche i 20 m di altezza ed è di grande valore economico, poiché se ne possono sfruttare diverse parti(Fonte:Ciat). E’ palma androdioica, a singolo tronco, altezza max 30 metri. Propagazione da semi. Il calore migliora  la percentuale di germinazione. Ogni palco fruttifero pesa 15-90 Kg ed è costituito da 200-600 frutti. Frutto ellittico  oblungo 6-12 cm x  4-10 cm, peso secco variabile da 40 a 440 grammi a seconda delle varietà.

Usi:
Ogni parte della pianta è usata, con un valore economico di 85.000.000 $ nello Stato del Maranhão. L’uso principale è l'estrazione d’olio, simile all'olio di cocco o palma, di non alta qualità ma usato tradizionalmente ad uso alimentare e oggi principalmente per ottenere biodiesel e sapone.

La produzione d'olio per ettaro  è bassa tra i 90 e 150 kg per anno ma oggi il trend è in crescità in quanto miglioramento genetico sta dando i suoi frutti in Brasile sotto l’auspicio del  governo brasiliano. La composizione e le caratteristiche meccanico-fisiche e chimiche dell'olio di babacu sono in tutto e per tutto paragonabili all'olio di cocco. Il seme è mangiato fresco. L'endocarpo è usato per fare carbonella. Il mesocarpo è una fonte d’amido per l'alimentazione degli animali e per la produzione d'alcol.
Le giovani piante danno dell'ottimo palmito. Le foglie sono usate per coprire i tetti delle capanne rurali e come fibre per canestri, tappezzeria, e reti. Le foglie tenere attorno la gemma sono usate come foraggio.(Referenze: Fouqué, 1972; al di et di Henderson., 1995; al di et di Martin., 1987; al di et di Villachica., 1996). Il mesocarpo del babaco contiene oltre il 60% d'amido sul peso secco che può essere usato sia per l'alimentazione animale che per produrre bioetanolo. La cake residuale dell'estrazione dell'olio è usata nell'ingrasso degli animali. Le piante giovani sono anche usate per la produzione di palmito. Il frutto contiene ben il 66% d'olio estraibile con qualità molto simili al comune olio di palma tradizionale (Eleaeis Guineensis).
La buona resa in etanolo unita all’alto contenuto in olio dei semi d'altronde fa presupporre un doppio uso sia come pianta da olio per biodiesel sia come pianta da bioetanolo e fornire quindi entrambi i reagenti necessari alla produzione del bioestere.  In effetti data la rusticità e la sua diffusione allo stato selvatico in alcuni stati brasiliani si potrebbe usare la pianta in un regime d'agroforesty complesso che porti all'utilizzo contemporaneo della pianta e dei suoi sottoprodotti per l'alimentazione umana, animale e insieme fornire energia all'azienda. Progetti d'agroforestry complessi uniti allo sfruttamento agricolo su grande scala sono per altro già allo studio in Brasile. Si cerca sopratutto di sfruttare la doppia funzione del babassu sia come pianta da biodiesel che come pianta da bioetanolo. Per questo si cerca di meccanizzare la coltura.
Questa palma rientra a pieno titolo insieme al ricino o ‘manoma’, all'olio di palma o olio di dendè, e in parte alla soia che si preferisce destinare principalmente all'esportazione per usi alimentari o zootecnici dato il buon prezzo di mercato che quest’ultima detiene
  (www.estadao.com/agronegocios, 2007), nel programma di sviluppo bioenergetico brasiliano. Questo  prevede di passare entro il 2008 al 2% di biodiesel addizionato al gasolio e nel 2013 al 5% di biodiesel, in tal modo la produzione totale di biodiesel brasiliano che s'aggirava nel 2005 sul migliaio di litri dovrà raggiungere nel 2008 le 800 migliaia di litri e nel 2013 la cifra di 2,4 milioni di litri (www.estadao.com/agronegocios, 2004). Da qui l'enorme interesse per questa palma nativa delle zone interne brasiliane.


G.N.

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